News

Maggio 2016. Mostra ABRAMO. La nascita dell'io


La mostra è stata esposta a Verona in occasione del FESTIVAL BIBLICO 2016 presso la chiesa di Sant'Eufemia in piazzetta Sant'Eufemia 1.

Orari della mostra mattina ore 10,00 - 12,00 pomeriggio ore 16,00 - 19,00

Info e prenotazioni 340 7906962

 

 

Abramo.La nascita dell'io

A cura di Ignacio Carbajosa Peréz Con la collaborazione di Giorgio Buccellati

 

In un contesto storico di grandi cambiamenti come quello nostro, dove una civiltà edificata sui valori cristiani sta crollando davanti ai nostri occhi, provocando lo sgomento di tanti, vale la pena tornare sulla figura di Abramo che rappresenta la modalità con cui il Mistero ha voluto salvare l’uomo. In questo modo risulta evidente che Dio ha puntato tutto sul rapporto con un uomo, Abramo, e sulla sua libertà, tralasciando ogni calcolo geopolitico. Infatti sembrerebbe “più intelligente” scegliere il figlio di qualche imperatore per rivelare il disegno divino a tutta l’umanità. Chi avrebbe fatto una mossa così per arrivare a tutti? Chi oggi agirebbe in questo modo? Con la figura di Abramo si identifica la nascita dell’io. E oggi più che mai sentiamo l’urgenza di questa rinascita della persona. Se il cuore dell’uomo non ritorna a battere, a desiderare, a rimettersi in gioco nelle difficoltà quotidiane sarà inutile ogni tentativo di riuscita e soluzione, perché si useranno sempre logiche di potere e strategie che riducono l’uomo e l’ampiezza del suo desiderio più vero.

 

 

 

Da qui inizia il nostro viaggio.

La prima sezione della mostra cerca di contestualizzare la figura di Abramo dal punto di vista del tempo e dello spazio. Si parte dalla nascita della città-stato (3200 a.C.) in Mesopotamia, una vera rivoluzione urbana con una concentrazione umana e un’organizzazione prima sconosciute. Le caratteristiche di questa nuova organizzazione rivoluzionaria sono due: la prima è che la persona non vale più in forza della sua identità ma in forza della funzione sociale che assume e la seconda che si interrompe il rapporto diretto con la natura. La città viene, allora, recepita come alienante e in contrapposizione con questa organizzazione sorgono le tribù (2300 – 1800 a.C.), un movimento di allontanamento da parte delle popolazioni contadine verso la steppa siriana. L’Israele biblico rifà le sue origini storiche a queste tribù. 

 

Inoltre in questa parte la mostra cerca di illustrare il grande cambiamento di metodo religioso che accade con Abramo nel contesto della religiosità mesopotamica, mostrando sia le caratteristiche del politeismo delle civiltà mesopotamiche, che non era un atteggiamento ingenuo ma nascondeva una pretesa razionalistica, sia un sistema basato sull’applicabilità delle leggi prevedibili. Il Fato è prevedibile in virtù delle leggi che lo governano, nelle quali dèi e uomini possono parzialmente aprire delle finestre tramite la divinazione. Le divinità mesopotamiche non hanno avuto un’origine nel tempo: gli dèi sono fuori dal tempo e non intervengono nella storia.

 

Ecco allora il grande cambiamento che avviene con la chiamata, storicamente situata, di Abramo. Qualcosa ad un certo punto irrompe nella storia. Un “Tu” che chiede alla libertà di Abramo di entrare in rapporto con lui. All’origine della propria religione Israele mette un avvenimento storico, la “conversione” di un uomo che rompe con la tradizione politeistica. In Abramo non si verifica l’appropriazione razionale dei meccanismi che reggono l’universo prevedibile. Al posto del fato c’è un “Dio vivente”. Abramo stabilisce con la divinità un rapporto tale per cui si abbandona fiducioso a un futuro imprevedibile (seconda sezione).

 

Il video con l’intervista all’archeologo Giorgio Buccellati ci aiuta perché spiega il cambio di metodo religioso avvenuto con Abramo nello sfondo delle religioni mesopotamiche (terza sezione).

 

Nella quarta sezione la mostra ripercorre il racconto biblico su Abramo: elezione, promessa e alleanza, la fede di Abramo in contrasto con lo scetticismo di Sara, infine la prova (sacrificio di Isacco) e la verifica nel tempo.

 

La quinta sezione vuole mostrare i tratti del volto di Abramo così come sorgono nel racconto biblico, cioè, vuole illustrare la nascita dell’io. La concezione dell’io come rapporto con un Tu che chiama nella storia, la percezione dunque della vita come vocazione e del lavoro come compito assegnato da un Altro, la categoria di storia lineare nel rapporto con Dio, sono dimensioni che entrano in gioco per prima volta con la chiamata di Abramo.

 

La sesta sezione, in parallelo all’avvenimento di Abramo, introduce l’Avvenimento di Cristo, vero discendente di Abramo secondo l’apostolo Paolo. Cristo ha vissuto la propria vita secondo quella vocazione che abbiamo visto incominciare, come albore, in Abramo: la vita come rapporto con il Mistero che lo fa vivere. Nella sequela di Gesù, i discepoli diventano anche loro discendenti di Abramo: incominciano a fare esperienza del compimento del proprio io.

 

L’ultima parte ha la pretesa di evidenziare come, in un mondo dominato dal crollo delle evidenze e dell’oscuramento di cosa è l’uomo, il metodo di Dio per uscirne non è altro che quello di Abramo: scegliere uno dove l’io si chiarisce per arrivare a tutti, all’interno di un popolo che si genera.

 

 

 

Il servizio sulla mostra "Abramo. La nascita dell’io", curata da Ignacio Carbajosa Perez, ordinario di Antico Testamento all'Università San Damaso di Madrid e Direttore della rivista Estudios Bíblicos.

 

Dialogo tra Joseph Weiler, Presidente EUI (European University Institute) e Julián Carrón, Presidente Fraternità di Comunione e Liberazione. Introduce Monica Maggioni, Presidente RAI